di Eschilo
il teatro greco classico di Schio Teatro Ottanta
il fascino del mito, al di là della storia
un affresco delle polis di tutti i tempi, un'opera sociale e politica
I contrasti del mondo si armonizzano e le forze distruttive diventano elementi del vivere ordinato d ella società. Nel passaggio dall'originaria implacabilità della vendetta ad un giudizio collettivo e ragionato sulla colpa, le Erinni, dèe della punizione, si trasformano in “Eumenidi, “le Benevole”.
PERSONAGGI
Le Erinni-Eumenidi, Atena, Apollo, Oreste, La Pizia, L'ombra di Clitemnestra
INTERPRETI
Monica Casa, Anna Chemello, Elisabetta Cocco, Magda Dellai, Giovanna Merola, Paola Pellegrini,
Davide Prosdocimi, Tiziana Pupin, Elena Righele, Martina Toso, Stefano Verziaggi, Federica Zanella.
PROGETTO ARTISTICO
Paolo Balzani
DURATA DELLO SPETTACOLO
60 minuti
L'ANTEFATTO
Agamennone, re degli Atridi, sacrifica agli dei la figlia Ifigenia per propiziare la partenza delle navi per la guerra di Troia. La regina Clitennestra medita vendetta per 10 lunghi anni, e, appena rientrato dalla guerra, uccide il marito. La catena di sangue non si ferma e Oreste sarà l’assassino di Clitennestra, sua madre.
LA TRAGEDIA
La scena si apre a Delfi, presso il santuario di Apollo: le Erinni giacciono addormentate intorno ad Oreste. Dopo aver parlato attraverso la Pizia, la sacerdotessa, Apollo manda Oreste ad Atene. Qui, avvinghiato alla statua della dea Atena, Oreste invoca aiuto contro le Erinni che lo hanno inseguito dopo essere state svegliate e aizzate alla caccia del matricida dall'ombra di Clitennestra. Per dirimere la contesa interviene Atena ma le Erinni minacciano ogni sorta di mali finché si faranno persuase a desistere.
Verità o realistica finzione?
IL MITO DELLE ERINNI
Sono dèe violente e mostruose, nate da gocce di sangue che impregnarono Gea, la dea terra, dopo l’evirazione di Urano. Vivono nel regno dei morti e si contrappongono alla terra e alle forme della vita umana. Con folgorante rapidità di movimento, le dèe anguicrinite, assetate di sangue, perseguitano il colpevole contaminato dal delitto, costringendolo alla follia e allontanandolo dai propri simili.
LA VALENZA POLITICA: IL CANTO DELLA GIUSTIZIA
L'opera conclusiva della trilogia dell'Orestea si presta a una lettura profondamente politica. Il testo indaga il tema dell’esclusione di chi ha compiuto un crimine e del suo possibile riscatto alla piena dignità attraverso la giustizia. In assenza di leggi, la vendetta di sangue costituisce l'unica forma di solidarietà fra membri dello stesso gruppo, per cui il consanguineo è chiamato a vendicare il consanguineo. Le Erinni, garanti di un'antichissima giustizia tribale, assisteranno alla trasformazione sociale tramite l'istituzione del Tribunale della giustizia che accompagnerà la nascita di una delle più grandi democrazie di tutti i tempi.
PERCHÈ LO SPETTACOLO DAL VIVO È PARTECIPAZIONE ALLA VITA DELLA PROPRIA CITTÀ’
Il “theáomai”, il “guardare” degli antichi spettatori greci, non era visione passiva ma sempre strumento di riflessione e un momento attivo della vita della comunità civile: andare a teatro come cittadini partecipi di vicende e temi che toccano il mondo dei legami familiari, dell’odio-amore tra i membri di una stessa famiglia, dei rancori che distruggono, delle responsabilità morale che sentiamo come uomini e donne nel partecipare alla vita della collettività.
Il teatro stimola questo senso di comune appartenenza, la fruizione “qui e ora” del patrimonio culturale-architettonico locale, il saldo legame localistico, il “noi” a cui si deve accompagnare la costruzione di relazioni verso l’esterno ad allargare i confini.
Così i temi identitari degli scledensi si immaginano e costruiscono anche attorno ai luoghi fisici simbolo della profonda trasformazione che Schio ha subito nel secolo della rivoluzione industriale: la memoria di una società profondamente legata all’industria laniera – che ne ha determinato e segnato inequivocabilmente lo sviluppo - è viva e Fabbrica Alta, Palazzo Toaldi-Capra, Il Lanificio Conte, Il Teatro Civico, Teatro Jacquard, sono lì a ricordarla. E l’attaccamento delle persone a questi spazi è generalmente svincolato dal profitto economico.
Ora, le fabbriche in cui curvi sui telai si producevano manufatti, con la progressiva de-industrializzazione, la nascita di altre eccellenze e poli produttivi e i mutamenti dei contesti economici globali, diventano luoghi deputati all’arte da creare e vivere come esperienza quotidiana: perché se l’arte è avulsa dall’essere valorizzata e utilizzata come bene di una collettività, allora diventa una natura morta.
Ci piace pensare questi luoghi fisici come spazi in cui si producevano e commercializzavano lane pregiate e in cui sempre più si produrranno le idee della città, per la città ma non solo. Città di cui Schio Teatro Ottanta si sente parte integrante fin dal nome.
Diventa cruciale il concetto di teatro come rappresentazione unica legata all’unicità del luogo.
In uno spazio e un tempo definiti e non replicabili ci si concentra sulla parola, “insieme”, ovvero sulla qualità della relazione attore/spettatore. Il vincolo del “qui e ora” a cui è costretto il pubblico, libera dall’illusione del “tutto e sempre” della rete globale e da alcuni altri paradossi contemporanei.
Oggi abbiamo ottenuto il dono (o la condanna) dell’ubiquità. La tecnologia ci semplifica la vita e ci porta in ogni istante, in ogni luogo e quindi da nessuna parte. Non è importante partecipare a un debutto, ce ne sarà un altro in una città vicina. Di ogni “evento” c’è una replica, di ogni informazione si trovano rimandi ovunque, e dove non si arriva fisicamente si arriva in streaming. Non si deve scegliere, abbiamo tutte le possibilità a portata di mano e l’illusione di un tempo infinito. Il teatro invece è mortale: accade in un luogo, davanti ad alcune persone, per una sera, e quando è finito lo è per sempre. Ci esorta a fare una scelta: bisogna scegliere di andare a teatro, e di perdersi tutto il resto. Con la rinuncia, accettando una perdita si ritrova il senso. La tragedia greca è inattuale e porta questo ragionamento al suo estremo, per questo è eterna.
Raccontare gli archetipi creati dall’immaginario degli antichi attraverso i nostri linguaggi e nei luoghi a noi più vicini è quindi un lavoro di interpretazione volto ad individuare problemi presenti affrontabili attraverso la pratica teatrale, delle linee di lettura che chiamano in causa l’oggi, l’attualità in cui viviamo, la nostra quotidianità.
È soprattutto un modo per provare a contrastare la fuga in atto dalla cultura delle nuove generazioni e ridare centralità ai luoghi pubblici rispetto ai luoghi di aggregazione privati, che ad oggi hanno maggiormente compreso e valorizzato i nuovi linguaggi e che riescono a generare emozioni e fidelizzazione.
Ma se uno spazio non contribuisce a definire l’identità di una persona siamo in presenza di un non-luogo, un punto di transito provvisorio; agglomerati commerciali o centri commerciali come non-luoghi dove tutto è standardizzato, omologato e globalizzato, da Singapore a Tangeri, da Pechino a Mosca. I non-luoghi sono tra loro identici perché devono tutti soddisfare gli stessi criteri. Non devono avere radici. Un non-luogo non si racconta: si usa e si dimentica. Un non-luogo cancella la memoria.
Come cittadini, come associazioni, come istituzioni pubbliche c’è il desiderio di traghettare l’unicità della nostra cultura attraverso il mare della globalizzazione e della multiculturalità ma dobbiamo comunque garantire il mantenimento dei caratteri peculiari che si fondano sul “senso di comune appartenenza” ad un ambito territoriale dai confini geografici e culturali chiaramente delineati ma non certamente chiusi.
17 Gennaio 2020, Liceo Scientifico Tron, Schio
01 Febbraio 2020, Teatro comunale, Orgiano
02 Giugno 2019, Lanificio Conte, Schio
16 Novembre 2018, Villa Godi Malinverni, Lugo di Vicenza
16 Dicembre 2017, Teatro della Parrocchia di Magrè, Schio
Tipo | Descrizione |
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Genere | Tragedia greca |
Lingua | Italiano |
Durata | 50min |
Esigenze Tecniche | Palcoscenico o pedana 6x4 m minimo |
Potenza elettrica richiesta (minima) | 3Kw in 220V |
Potenza elettrica richiesta (Consigliata) | 10Kw in 380 V |