Quante volte da piccola rimanevo incantata ascoltando storie e racconti di tempi che furono; magari di veritiero c'era solo l'inizio di quei ritratti di vita, il resto veniva da sé...nasceva di volta in volta, di racconto in racconto e si riempiva del colore del sentimento che in quell'istante il nonno o zia volevano trasmettere. Ciò che rimaneva immutato, invece, era il calore che quel modo di raccontare mi infondeva...Quel sabato pomeriggio, nell'ormai familiare palchetto del Velario, anch'io ho provato a raccontare una storia, a servirmi solo della mia voce incerta e del movimento lieve delle mie mani per parlare di precarietà.... ma non di quella di cui si legge sui giornali, quella del lavoro, delle manovrine o dei Patti di Stabilità......bensì di quella più subdola… la precarietà dei sentimenti. Marta ha lottato contro la malattia in silenzio e senza mai lamentarsi, le uniche lacrime versate sono state di delusione e fallimento, lacrime di dolore per una vita matrimoniale svuotata dal senso di quelle promesse nuziali fatte forse troppo distrattamente.
Il mondo attuale è frenetico, cambia continuamente perché abbiamo paura di annoiarci...ecco allora che Marta chiede al marito "un mese di preavviso" che coincideva con il suo ultimo mese di vita. E in quegli ultimi giorni questa donna riuscì a fermare il tempo e la vita riacquistò quell'antico sapore ormai dimenticato, fatto di piccole attenzioni, tenerezza e riscoperte...è stato forte raccontare questa storia così intima e delicata e mi sono emozionata respirando un'aria così intensamente partecipe...perché in fondo a cosa serve il teatro se non ad emozionare prima se stessi? E se ci emozioniamo non puo' che essere un buon segno...significa che siamo vivi!
Tanina A.
Bellissimo leggere tutte queste testimonianze. Siete forti, le vostre rappresentazioni sono sempre emozionanti. Spero di poter presto essere tra il pubblico che vi aspetta con affetto. E a tutta la compagnia auguro una lunga vita colma di soddisfazioni e di grande successo!!!
Arrivederci.