Recito per fuggire da me stessa o per trovare me stessa?
Questa è la domanda che mi tormenta ogni volta che comincio a lavorare su di un personaggio.
Non ho ancora una risposta,l'unica cosa certa è che mi piace; mi piace liberarmi dalle "centomila" maschere di pirandelliana memoria per cercare un "io" che probabilmente di volta in volta diventa nessuno.
Quel nessuno però è sparso nelle cose, è tutto, è fuori, è in altri.
L'io dunque non è affatto uno, è un flusso di percezioni mutevoli, un insieme di frammenti che cambiano di minuto in minuto.
Nell'interpretare i personaggi, nel buttare via la nostra "forma"e il nostro nome, facciamo esperienza di un mondo altro che è presente nel tutto, nella natura e che alla fine placa il dramma del pensiero che spesso ci rende schiavi.
"Essere o non essere,ecco il problema: se sia più nobile soffrire nell'animo i colpi e le frecciate della oltraggiosa Fortuna,che impugnare le armi contro un mare di guai e, ribellandosi, por fine ad essi. Morire: dormire, non altro; e con un sonno, diciamo, por fine allo strazio del cuore e alle mille naturali iatture che la carne eredita nascendo: è una fine da desiderarsi con animo devoto. Morire: dormire. Dormire! forse sognare."......
Grazie Willy!
Giovanna M.
stefano
Lucia
Andrea Genito